Ep.06 - Il paradosso di Fermi: Dove sono tutti gli alieni?

September 22nd at 9:00am Roberto Travagliante

In questa nuova puntata di “UFO: primo contatto” rifletteremo su uno dei dilemmi più affascinanti della scienza moderna: il paradosso di Fermi. Se l'universo è così vasto e le probabilità che esistano altre forme di vita sono così alte, perché non abbiamo ancora incontrato nessuno (almeno ufficialmente)? Dove sono tutti gli alieni?

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Ep.06 - Il paradosso di Fermi: Dove sono tutti gli alieni?

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Episodio n. 6 - Il paradosso di Fermi: Dove sono tutti gli alieni?

L'universo è vasto, con miliardi di stelle e ancor più pianeti. Eppure, in tutta questa immensità, non abbiamo ancora trovato prove definitive di altre forme di vita intelligente. Perché? Nel 1950, il fisico Enrico Fermi pose una domanda semplice ma sconvolgente: 'Dove sono tutti gli alieni ?’ Se la vita intelligente è comune, perché non abbiamo avuto alcun contatto? In questa puntata di 'UFO: Primo contatto', esploreremo il mistero che ha affascinato scienziati e pensatori per decenni: il paradosso di Fermi. È possibile che non siamo soli, ma semplicemente non sappiamo dove guardare?

Ciao a tutti, esploratori dell’ignoto, e benvenuti a questa nuova puntata di “UFO: primo contatto”, il podcast dove parliamo dei misteri legati alle apparizioni degli UFO e dove diamo libero sfogo alle domande che ci portano oltre ciò che conosciamo e oltre il cielo che vediamo. Quelle domande sui fenomeni che non possiamo ancora spiegare, ma che neanche possiamo ignorare.

Io sono Roberto Travagliante, e oggi ci addentreremo in una delle domande più importanti e affascinanti che l'umanità si sia mai posta: il Paradosso di Fermi. Se l’universo è così vasto e le probabilità che esistano altre civiltà intelligenti sono così alte, perché non abbiamo ancora visto alcuna prova della loro esistenza? Dove sono tutti gli alieni?

Il Paradosso di Fermi mette in discussione le nostre convinzioni sulla vita nel cosmo e, allo stesso tempo, apre le porte a una serie infinita di teorie, alcune delle quali sono piuttosto inquietanti. Oggi esploreremo le possibili risposte a questa domanda e scopriremo cosa potrebbe davvero significare per noi e per il nostro senso di solitudine nel cosmo.

Per comprendere il Paradosso di Fermi, dobbiamo tornare indietro al 1950. Immaginiamo la scena: è l’estate del 1950, e ci troviamo al Laboratorio Nazionale di Los Alamos, nel New Mexico. Il famoso fisico Enrico Fermi sta pranzando con alcuni colleghi. La discussione verte sulla possibilità di vita extraterrestre, ispirata da recenti avvistamenti UFO, e dall’idea che, con così tanti miliardi di stelle nella nostra galassia, almeno alcune di esse dovrebbero ospitare civiltà avanzate. A un certo punto, Fermi, noto per la sua logica e la sua capacità di semplificare problemi complessi, si blocca e pone una domanda semplice, ma devastante nella sua semplicità: “Dove sono tutti quanti?”.

La domanda di Fermi era appunto tanto semplice quanto devastante. Se l'universo ha miliardi di stelle, molte delle quali con pianeti potenzialmente abitabili, e se la vita è un fenomeno comune come molti credono, allora dovremmo aver già incontrato, o almeno visto, prove dell’esistenza di civiltà extraterrestri. Eppure, fino ad oggi, non abbiamo nessuna prova tangibile della loro esistenza. Nessun contatto radio, nessuna traccia evidente di colonizzazione interstellare, nessun segno di vita intelligente là fuori. Questo è il cuore del Paradosso di Fermi.

Per capire quanto sia profondo questo paradosso, consideriamo i numeri. La nostra galassia, la Via Lattea, contiene circa 100 miliardi di stelle, molte delle quali ospitano pianeti nella cosiddetta “zona abitabile”, dove le condizioni potrebbero essere favorevoli alla vita. Inoltre, l’universo stesso ha circa 13,8 miliardi di anni. Quindi, se una civiltà aliena si fosse sviluppata anche solo qualche milione di anni prima della nostra, avrebbe avuto tutto il tempo per colonizzare gran parte della galassia, o almeno lasciare qualche segno visibile della sua esistenza. Eppure, noi non abbiamo trovato nulla.

Le risposte a questo paradosso possono essere divise in due grandi categorie: da una parte ci sono le spiegazioni che si concentrano sulla possibilità che non ci sia nessuno là fuori, e dall’altra ci sono quelle che ipotizzano che ci siano civiltà avanzate, ma per qualche motivo non le abbiamo ancora incontrate, o non le abbiamo riconosciute.

Una delle spiegazioni più semplici al Paradosso di Fermi è che siamo davvero soli. Forse, le condizioni necessarie per lo sviluppo della vita intelligente siano così complesse e specifiche che siamo l'unica specie avanzata nella nostra galassia, o addirittura nell'universo intero. Questa però è anche la spiegazione più triste. Come recita Jodie Foster nel celebre film “Contact” del 1997, riprendendo una citazione generalmente attribuita ad “Isaac Asimov”, se davvero fossimo soli, l’immensità sarebbe davvero uno spreco.

Un’altra risposta semplice al Paradosso di Fermi, per la verità simile alla precedente, è che la vita intelligente sia estremamente rara. Nonostante le condizioni favorevoli per la vita, forse ci sono barriere evolutive che rendono lo sviluppo di civiltà avanzate un evento estremamente raro. Quindi, non siamo soli nell’universo, ma la vita in altri luoghi dell’universo è estremamente rara perché le condizioni che permettono la nascita della vita sono davvero eccezionali. Questa è la cosiddetta “ipotesi della rarità della Terra”, che sostiene che la combinazione di fattori necessari per lo sviluppo della vita complessa sia così rara da rendere la Terra un’anomalia.

Un'altra teoria è che altre civiltà avanzate esistano, ma siano semplicemente troppo distanti da noi per essere rilevate. Almeno oggi. La luce impiega infatti decine di migliaia di anni per viaggiare attraverso la galassia, e i segnali radio, pur viaggiando alla velocità della luce, potrebbero non aver ancora raggiunto la Terra o potrebbero essere troppo deboli per essere rilevati con la nostra tecnologia attuale.

Questa teoria è strettamente connessa con la cosiddetta “ipotesi del Grande Filtro”, che cerca di rispondere ad una importantissima domanda: Se la vita intelligente esiste, perché non abbiamo visto segni di “colonizzazione galattica”? In questo senso, alcuni scienziati hanno avanzato l'ipotesi che le civiltà avanzate si autodistruggano prima di raggiungere una fase in cui possono viaggiare tra le stelle. Secondo la teoria del Grande Filtro, c’è un ostacolo cruciale nello sviluppo delle civiltà tecnologiche, un “filtro” che poche civiltà riescono a superare. Questo filtro potrebbe essere di natura biologica (come per esempio una pandemia), o tecnologica (come la guerra nucleare o il collasso ambientale).

Considerando la civiltà umana, non sappiamo se abbiamo già superato il nostro Grande Filtro. Ma se il Grande Filtro si trova nel nostro futuro, allora dobbiamo essere estremamente cauti, perché esso potrebbe costituire un grande ostacolo per la sopravvivenza della razza umana e per la sua trasformazione in civiltà interstellare.

Un’altra teoria, più inquietante, è quella dell’”Ipotesi dello Zoo”. Secondo questa teoria, le civiltà avanzate potrebbero già sapere della nostra esistenza, ma scegliere deliberatamente di non interferire con noi. In pratica, l’umanità potrebbe essere osservata come noi osserviamo gli animali in uno zoo: da lontano e senza interferenze. Gli extraterrestri potrebbero voler lasciare che la nostra civiltà si sviluppi naturalmente, senza influenze esterne, o potrebbero semplicemente considerarci troppo primitivi per valere il loro tempo.

Un’altra ipotesi, forse ancora più radicale, è che gli “alieni siano già tra noi”, ma noi non riusciamo a riconoscerli. Potrebbero essere estremamente diversi da ciò che immaginiamo. Forse non utilizzano mezzi di comunicazione che possiamo comprendere, o forse hanno scelto di mascherarsi in modo così efficace che non siamo in grado di rilevare la loro presenza.

Ma esiste anche la possibilità che le civiltà aliene stiano evitando intenzionalmente il contatto con noi. Potrebbero aver imparato infatti che il contatto con civiltà meno avanzate porta a conseguenze catastrofiche, o potrebbero semplicemente non essere interessate a una civiltà come la nostra, che è tecnologicamente e culturalmente inferiore rispetto alla loro.

C’è un altro aspetto affascinante del Paradosso di Fermi: il progresso della civiltà umana è da sempre legato alla continua curiosità e voglia di scoprire, che ha fatto dell’uomo la specie dominante sulla Terra. E, anche qui, sebbene non abbiamo trovato prove di civiltà extraterrestri, continuiamo a cercare.

Ad esempio, abbiamo dato vita alla missione “SETI” (Search for Extraterrestrial Intelligence). SETI è un programma scientifico che cerca di captare segnali radio provenienti da altre stelle, nella speranza che una civiltà aliena stia cercando di comunicare con noi. Al momento purtroppo il programma SETI non ha dato grandi risultati e, fino ad oggi, il “silenzio cosmico” persiste. Tuttavia, il fatto che il progetto SETI non sia riuscito ancora a cogliere segnali di una presenza aliena non ha scoraggiato i ricercatori. Piuttosto, alcuni sostengono che forse non stiamo cercando nel modo giusto, o che le tecnologie che usiamo per cercare segnali alieni sono ancora troppo primitive per rilevare segnali complessi provenienti da civiltà molto avanzate.

Quindi, forse stiamo cercando nel posto sbagliato, o forse le altre civiltà comunicano in modi che non possiamo neppure immaginare. È anche possibile che il silenzio sia temporaneo e che, un giorno, potremmo finalmente ricevere il messaggio che stiamo aspettando.

Il Paradosso di Fermi ci costringe a confrontarci con il mistero della nostra esistenza e della nostra solitudine. Potrebbe esserci una risposta semplice e logica, o potremmo trovarci di fronte a un enigma che sfida la nostra comprensione dell'universo. Che ci siano civiltà avanzate là fuori o che siamo davvero soli, una cosa è certa: continueremo a cercare risposte.

Grazie per aver ascoltato questa puntata di "UFO: primo contatto".

Io sono Roberto Travagliante e vi invito a iscrivervi al podcast “UFO: primo contatto”, per non perdere i prossimi episodi e a condividere le vostre storie e domande sui canali social o tramite e-mail. In descrizione, ove possibile, troverete il link al sito e ai social, per reperire il materiale collegato (immagini, video e quant’altro), in modo da poter analizzare voi stessi i fatti.

Continuate a guardare il cielo, perché là fuori, l'universo potrebbe nascondere molto più di quanto possiamo immaginare.

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Roberto Travagliante