Ep.18 - Pulsar o astronavi aliene? La scienza alla ricerca della verità
Stiamo scrutando il cielo notturno, cercando oltre le stelle normalmente visibili, nelle profondità più oscure dell'universo. All'improvviso, le antenne del nostro radiotelescopio captano un segnale regolare, preciso, una sorta di battito che arriva da miliardi di chilometri di distanza. Cosa potrebbe generare una tale emissione, così perfetta, così costante e ripetitiva? Forse abbiamo finalmente ricevuto il primo messaggio alieno? Forse è la firma tecnologica di una civiltà avanzata ai confini dell’universo? Forse gli omini verdi si sono finalmente rivelati ai nostri sensi?
Oggi ci addentreremo in uno dei dilemmi più intriganti della scienza moderna: le pulsar, fenomeni cosmici estremi, e la possibilità che queste strane emissioni radio possano, in realtà, essere o essere confuse con i possibili segnali di astronavi aliene o che possa trattarsi di civiltà avanzate che ci inviano messaggi attraverso lo spazio profondo.
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Trascrizione dell'episodio
Oggi per introdurre la nostra storia vestiamo i panni di una ricercatrice universitaria alle prese con un radiotelescopio. Ecco la scena, stiamo scrutando il cielo notturno, cercando oltre le stelle normalmente visibili, nelle profondità più oscure dell'universo. All'improvviso, le antenne del nostro radiotelescopio captano un segnale regolare, preciso, una sorta di battito che arriva da miliardi di chilometri di distanza. Cosa potrebbe generare una tale emissione, così perfetta, così costante e ripetitiva? Forse abbiamo finalmente ricevuto il primo messaggio alieno? Forse è la firma tecnologica di una civiltà avanzata ai confini dell’universo? Forse gli omini verdi si sono finalmente rivelati ai nostri sensi? Una cosa è certa, qualunque cosa sia, stiamo scrivendo una nuova pagina di storia. Sì, perché questa è la storia di come abbiamo scoperto le Pulsar.
Ciao a tutti, esploratori dell’ignoto, e benvenuti a questa nuova puntata di “UFO: primo contatto alieno”, il podcast dove parliamo dei misteri legati alle apparizioni degli UFO e dove diamo libero sfogo alle domande che ci portano oltre ciò che conosciamo e oltre il cielo che vediamo. Quelle domande sui fenomeni che non riusciamo ancora a spiegare, ma che neanche possiamo ignorare.
Io sono Roberto Travagliante e oggi ci addentreremo in uno dei dilemmi più intriganti della scienza moderna: sto parlando delle pulsar, fenomeni cosmici estremi, e la possibilità che queste strane emissioni radio possano, in realtà, essere o essere confuse con i possibili segnali di astronavi aliene o che possa trattarsi di civiltà avanzate che ci inviano messaggi attraverso lo spazio profondo.
La storia inizia nel 1967, quando l'astrofisica britannica Jocelyn Bell Burnell (Gioslin Bell Barnéll), allora studentessa di dottorato all’Università di Cambridge, captò un segnale radio unico, con il radiotelescopio che stava usando per la sua ricerca. Questo segnale, ripetitivo e perfetto, non sembrava avere nulla a che fare con i fenomeni naturali conosciuti. Ogni 1,3 secondi circa, il segnale pulsava con una precisione impressionante. Bell e il suo team, sorpresi da questa regolarità, scherzosamente chiamarono la fonte del segnale "LGM-1", un acronimo che sta per "Little Green Men" (Piccoli Omini Verdi), ipotizzando, con una certa ironia, che potesse trattarsi di un messaggio inviato da una civiltà aliena.
Ma cosa stava realmente captando Jocelyn Bell? Erano davvero segnali alieni, o si trattava di qualcosa di completamente diverso, legato ai segreti più oscuri dell'universo?
Diciamolo subito, non si trattava degli omini verdi. Infatti, dopo settimane di studi e di osservazioni, gli scienziati scoprirono che quel segnale regolare proveniva in realtà da una stella morente: una pulsar.
Ma che cos’è una Pulsar? Le pulsar sono un fenomeno fino ad allora soltanto ipotizzato. Si tratta di stelle di neutroni, nate dai resti superdensi di una supernova, che ruotano a velocità incredibili e emettono fasci di radiazioni elettromagnetiche. Quando queste radiazioni colpiscono la Terra, sembrano pulsare, come il battito di un cuore cosmico.
Il modello di pulsar più comunemente accettato è quello del rotatore obliquo, secondo il quale le osservazioni si spiegano con un fascio di radiazioni che si dirige verso di noi una volta per ogni giro della stella di neutroni.
Questo fascio rotante è il risultato del disallineamento tra l’asse di rotazione della pulsar e il suo asse magnetico, in modo simile a quanto accade per la Terra. Il fascio viene emesso dai poli magnetici della pulsar, che possono essere separati dai poli di rotazione da un angolo anche significativo, dando al fascio un comportamento simile a quello di un faro marittimo. L’energia che alimenta questi fasci proviene dalla rotazione della stella di neutroni, la quale rallenta progressivamente per sostenere il fascio.
Comunque, al di là degli aspetti squisitamente tecnici, va detto che le pulsar, oggi, sono considerate uno dei fenomeni più affascinanti e potenti dell’astronomia moderna.
Ma il singolare comportamento delle pulsar ai nostri occhi fa nascere in noi una grande domanda. E se le Pulsar fossero qualcosa di più? In merito, alcuni ricercatori e teorici dell’ufologia continuano a sostenere che non tutte le pulsar siano semplicemente fenomeni naturali. Ci sono pulsar che emettono segnali troppo complessi, irregolari o inusuali per essere spiegati completamente dalla fisica che conosciamo. In alcuni casi, le pulsazioni sembrano variare in modi che sfidano le leggi della meccanica celeste, portando alcuni a ipotizzare che questi segnali possano provenire da astronavi o da mega-strutture costruite da civiltà avanzate, forse per comunicare o viaggiare attraverso lo spazio.
Uno degli esempi più intriganti è il concetto della cosiddetta “Sfera di Dyson”, una mega-struttura teorizzata dal fisico britannico Freeman Dyson appunto, che una civiltà avanzata potrebbe costruire intorno a una stella per raccoglierne l’energia. Alcuni hanno ipotizzato che le variazioni nel segnale di alcune pulsar possano essere il risultato di tecnologie aliene avanzate come questa, in grado di manipolare l'energia stellare e inviarla attraverso lo spazio. Questa teoria, per quanto affascinante, resta al momento senza conferme, ma allo stesso tempo alimenta il sogno che un giorno potremmo essere in grado di rilevare prove tangibili di intelligenze aliene attraverso le pulsazioni cosmiche.
Tuttavia, la scienza tradizionale offre spiegazioni meno esotiche, ma altrettanto straordinarie. Le pulsar, per quanto fenomeni naturali, restano tra gli oggetti più estremi e misteriosi dell’universo. Con una massa equivalente a quella del Sole compressa in una sfera di soli 20 chilometri di diametro, ruotano su se stesse a velocità spaventose, arrivando a fare centinaia di giri al secondo. Alcune pulsar, in particolare, chiamate pulsar millisecondo, emettono impulsi così rapidi che sembrano quasi sfidare la comprensione umana, alimentando la meraviglia verso questi oggetti.
Ma cosa succede quando i confini tra scienza e fantascienza si confondono? In tal senso, alcuni segnali captati da pulsar lontane hanno caratteristiche così strane che gli scienziati stessi faticano a spiegarle. Ad esempio, nel 2019, un team di astronomi ha rilevato un segnale radio a intervalli regolari proveniente da una galassia lontana 500 milioni di anni luce dalla Terra. Questo segnale, chiamato FRB 180916, si ripeteva ogni 16,35 giorni, in un ciclo che per molti ha richiamato alla mente la regolarità delle pulsar… seppur con delle anomalie, come per esempio la diversa periodicità del segnale rispetto ad altre pulsar, con una fase attiva di circa 4 giorni e una fase di quiescenza di circa 12 giorni, o la presenza di lampi a frequenze molto basse, fino a 328 MHz, una caratteristica insolita per gli FRB, oppure, ancora, l’assenza di emissioni ad alta energia come raggi X o raggi gamma, nonostante l’intensa emissione radio.
Gli scienziati, naturalmente, cercano spiegazioni naturali per questi fenomeni, ipotizzando che dietro questi segnali ci possano essere dinamiche complesse legate a stelle binarie, buchi neri o interazioni tra campi magnetici. Ma la domanda rimane: e se alcuni di questi segnali fossero davvero artificiali? Potrebbero essere tentativi di comunicazione da parte di civiltà avanzate che hanno trovato dei modi per inviare i propri messaggi superando le distanze cosmiche? Chissà, magari proprio ora, in questo momento, una civiltà lontana sta cercando di farsi notare utilizzando segnali che noi stiamo solo cominciando a rilevare e a decifrare.
La scienza, d’altro canto, ci ha insegnato che spesso le spiegazioni più semplici sono quelle giuste. Le pulsar sono veri e propri fari cosmici, che illuminano se vogliamo la nostra comprensione dell'universo. Ma questo non significa che dobbiamo smettere di cercare e di porci delle domande. Se c’è una cosa che la storia della scienza e dell’esplorazione ci ha insegnato, è che bisogna indagare e ancora indagare, perché l’universo riserva tante sorprese. Le pulsar sono solo fenomeni naturali, o c’è qualcosa di più? La verità potrebbe essere nascosta tra le stelle, in attesa di essere scoperta, o potrebbe essere già sotto i nostri occhi, nei segnali che riceviamo ogni giorno, e che ancora non siamo pronti a comprendere.
Io sono Roberto Travagliante e vi invito a iscrivervi al podcast “UFO: primo contatto alieno”, per non perdere i prossimi episodi e a condividere le vostre storie e domande sui canali social o tramite e-mail. In descrizione, ove possibile, troverete il link al sito e ai social, per reperire il materiale collegato (immagini, video e quant’altro), in modo da poter analizzare voi stessi i fatti.
Nel prossimo episodio, ci spingeremo ancora più in profondità nello spazio, esplorando altre anomalie cosmiche e la possibilità che i segnali che captiamo possano davvero essere prove di un primo contatto. Quindi, restate in ascolto, ci ritroveremo qui. A presto.
Segnali audio
Fai click sui seguenti links per ascoltare i segnali audio di alcune celebri pulsar
- PSR B1937 21:
- PSR 531 21:
- PSR J0437 4715:
- PSR B0833 45:
- B0329 54: