Ep. 37 - Quando e come avverrà il Primo Contatto Alieno?

May 5th at 9:00am Roberto Travagliante

Cosa accadrebbe se domani un segnale proveniente da una stella lontana ci rivelasse che non siamo soli nell’universo? Come potremmo rispondere? E, soprattutto, siamo davvero pronti? Immaginate di ritrovarvi all’improvviso dinanzi alla conferma definitiva che gli alieni non soltanto esistono, ma che li abbiamo trovati… O che loro hanno trovato noi! Siete pronti a reggere il peso del primo contatto?

Oggi rifletteremo insieme su un aspetto attualmente ipotetico, ma estremamente concreto: vale a dire quello del Primo Contatto con una civiltà aliena.

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Ep. 37 - Quando e come avverrà il Primo Contatto Alieno?

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Cosa accadrebbe se domani un segnale proveniente da una stella lontana ci rivelasse che non siamo soli nell’universo? Come potremmo rispondere? E, soprattutto, siamo davvero pronti? Immaginate di ritrovarvi all’improvviso dinanzi alla conferma definitiva che gli alieni non soltanto esistono, ma che li abbiamo trovati… O che loro hanno trovato noi! Siete pronti a reggere il peso del primo contatto?

Ciao a tutti, audaci esploratori dell’ignoto, e benvenuti a questa nuova puntata di “UFO: Primo Contatto Alieno”, il podcast dove parliamo dei misteri legati alle apparizioni degli UFO e dove diamo libero sfogo alle domande che ci portano oltre ciò che conosciamo e oltre il cielo che vediamo. Quelle domande sui fenomeni che non riusciamo ancora a spiegare, ma che neanche possiamo ignorare.

Io sono Roberto Travagliante e oggi rifletteremo insieme su un aspetto attualmente ipotetico, ma estremamente concreto: vale a dire quello del Primo Contatto con una civiltà aliena. Ma attenzione, qui non ci chiederemo se accadrà o se un contatto è già avvenuto, oppure se magari i governi stanno celando la presenza di una specie extraterrestre, o altre cose del genere.

Qui affronteremo l’ipotesi di un contatto alieno definitivo, incontrovertibile, di un momento in cui l’umanità potrà avere definitivamente la conferma che non è sola, che non è mai stata sola. E ci chiederemo come questo contatto potrebbe avvenire e, soprattutto, coma dovremmo fare.

Parlare di primo contatto con una civiltà aliena indubbiamente evoca immediatamente scene da film: luci nel cielo, astronavi che atterrano sulla Terra, governi in allerta, popoli che guardano in alto con stupore e così via. Per intenderci, situazioni in perfetto stile “Arrival”, oppure il più iconico “Indipendence Day”.

Normalmente, nei film, ogni cosa si risolve nell’arco di due ore. D’altronde la trama è vincolata dai tempi tipici della cinematografia. Ma la verità è che, se un primo contatto dovesse accadere davvero, sarebbe tutto tranne che semplice. Certamente costituirebbe un evento complesso, composto da fasi, reazioni, rischi e decisioni collettive, da assumere nell’interesse non di questo o di quel governo, bensì dell’intera specie umana.

Per questo motivo, oggi prenderemo in considerazione tre possibili scenari, e per ciascuno di essi cercheremo di comprendere le fasi fondamentali che l’umanità dovrebbe affrontare.

Ma partiamo dalla prima questione: Come potrebbe avvenire il primo contatto con una specie aliena?

Il primo e forse più probabile dei tre scenari è anche quello più silenzioso, quello del contatto a distanza: in pratica quello in cui riceviamo un segnale radio intelligente, proveniente da una stella lontana. Immaginate: un giorno, un radiotelescopio rileva un’onda anomala. I dati arrivano e vengono analizzati. È chiaro che non si tratta di un’emissione casuale. C’è una struttura, una logica, forse una ripetizione. Forse una sequenza matematica. È un messaggio!

Ok, se le cose andassero in questo modo, una prima fase dovrebbe essere quella del riconoscimento. I primi a scoprire il segnale sarebbero gli astronomi, che dovrebbero escludere qualunque possibile origine terrestre del segnale. E questo si concretizza nella rimozione di interferenze, esclusione di satelliti e di strumenti difettosi. In questa circostanza, diciamo che ci potrebbero volere settimane, forse mesi, prima di poter dire anche soltanto che il segnale è autentico e che è un vero messaggio alieno.

Successivamente, sarebbe necessaria una fase di coordinamento a livello globale. Perché a quel punto, le principali agenzie scientifiche (NASA, ESA, SETI) dovrebbero collaborare. E con loro, le università, i centri di ricerca, gli osservatori privati. In altre parole, nessuno potrebbe agire da solo, perché sarebbe necessaria tutta la conoscenza umana, a 360 gradi.

A questo punto, una volta compreso che il segnale è autentico e che si tratta di un messaggio alieno, una fase successiva potrebbe essere quella della traduzione del messaggio. Ma come si decifra un messaggio alieno? Beh, possiamo immaginare simboli matematici, immagini codificate, suoni logici. Ma tutto ciò potrebbe comportare una difficoltà immensa, perché come abbiamo detto in altre puntate di questo podcast, loro potrebbero pensare in modo totalmente diverso dal nostro.

Comunque, tralasciando per il momento le difficoltà nella traduzione di un messaggio del genere, la vera domanda sarebbe un’altra: A questo messaggio alieno dobbiamo rispondere o no?

Questa è una delle domande più delicate: dobbiamo rispondere? E se si trattasse di una civiltà aliena, per così dire, “cattiva”, magari una civiltà alla ricerca di risorse, una civiltà in grado di soggiogare la nostra specie o il cui contatto potrebbe comportare la nostra estinzione. E se la nostra risposta li guidasse verso di noi? Chi deciderebbe le sorti dell’umanità? Le Nazioni Unite? I governi più forti? Un consiglio scientifico globale?

È chiaro che questo è un passaggio critico che richiederebbe un protocollo chiaro. Tuttavia, un protocollo che ad oggi non esiste.

Ma esploriamo anche un secondo scenario, quello del contatto indiretto con una sonda aliena. Non un UFO, attenzione, sto parlando di un dispositivo chiaramente di origini aliene, per il quale non vi sarebbero dubbi da parte della comunità umana.

Riflettiamo su questo scenario, leggermente più inquietante del primo: ipotizziamo di scoprire un oggetto nel nostro sistema solare, un oggetto magari nascosto sul lato oscuro della Luna, oppure che ruota attorno all’orbita terrestre. Una sonda aliena silenziosa. Non trasmette almeno apparentemente, non si muove, ma è lì. E non l’abbiamo costruita noi.

In questo caso cosa dovremmo fare? Beh, forse la prima cosa da fare sarebbe provvedere all’isolamento e alla quarantena. Infatti, il primo passo sarebbe isolare l’oggetto ed evitare ogni contatto diretto, almeno finché non comprendiamo se è pericoloso. Anche perché questo perché potrebbe contenere microrganismi sconosciuti, radiazioni, o tecnologie dannose per l’uomo.

Quindi, subito dopo la scoperta, ci sarebbe una fase di studio e decodifica, durante la quale dovremmo comprendere la sua struttura, i materiali, i meccanismi. E potremmo trovare circuiti, sistemi di memoria, forse persino un messaggio. Ma anche qui, i tempi sono tutt’altro che brevi, perché tutto questo potrebbe richiedere anni e anni di lavoro interdisciplinare.

Inoltre, la scoperta di una sonda aliena farebbe scattare la necessità per l’uomo di iniziare a pensare ad un sistema di sicurezza globale. Questo perché la scoperta di una sonda aliena potrebbe scatenare reazioni incontrollabili da parte di molti. Più precisamente, alcuni potrebbero pensare di distruggerla. Altri di impossessarsene. Senza contare che le grandi potenze potrebbero iniziare a litigare per chi deve coordinare le operazioni. Quindi, si renderebbe necessaria una supervisione internazionale immediata.

Ma oltre questo, il ritrovamento di una sonda aliena avrebbe anche un forte impatto psicologico, perché anche se non si tratta di un contatto diretto, sapere che "qualcuno" ha lasciato una macchina nel nostro cortile cambierebbe tutto. Cambierebbe la nostra percezione dell’universo, e il sapere con certezza di non essere soli, potrebbe scatenare sensazioni e comportamenti differenti, con conseguenze imprevedibili.

Ma veniamo al caso più spettacolare, vale a dire quello dell’ipotesi di un contatto diretto con una civiltà aliena. Questo, probabilmente è il caso più spettacolare e, forse, anche il più difficile da affrontare. In questo caso, l’ipotesi è quella di una navicella aliena che entra nella nostra atmosfera. Non è un sogno, né un miraggio e non si tratta di un oggetto di cui non si conosce bene la natura. E’ un’astronave aliena ed è lì, si rende visibile, pubblica, inequivocabile.

Come si svolgerebbe, in questo caso, il primo contatto alieno?

Iniziamo ad ipotizzare quali potrebbero essere le fasi. La prima potrebbe essere la rilevazione da parte dei radar. Subito dopo, le forze armate di ogni Stato si mobiliterebbero e, chissà, nell’arco di pochi minuti si alzerebbero in volo i primi aerei militari, pronti ad ogni evenienza. Ma c’è un grosso problema, perché ogni risposta aggressiva da parte nostra potrebbe essere fatale. Non sappiamo se si tratta di una specie aliena pacifica nei nostri confronti, non sappiamo nulla. Ma sappiamo che è riuscita ad arrivare sulla Terra, sul nostro pianeta, mentre noi abbiamo ancora tante difficoltà ad uscire dalla nostra atmosfera. Quindi, almeno da questo punto di vista, sembra una civiltà più avanzata della nostra.

In questo caso, quindi la situazione andrebbe gestita con tanto sangue freddo. E con una leadership mondiale in grado di rappresentare tutta l’umanità.

Una seconda fase potrebbe essere quella della comunicazione. Ma come si parla con esseri completamente diversi dall’uomo? Potrebbero non emettere suoni. Potrebbero percepire la realtà circostante in modo completamente diverso dal nostro. Potrebbero non cogliere aspetti come tempo o causalità. Supponendo di riuscire a superare le difficoltà di trovare un mezzo trasmissivo idoneo, dovremmo comunque trovare un linguaggio universale: forse la matematica.

Ma un altro aspetto da considerare è quello della necessità di garantirci la protezione biologica. Più precisamente, contatto diretto significa scambio. Scambio d’aria, di particelle, di fluidi. Potremmo entrare a contatto con agenti patogeni letali, ricevere sul nostro pianeta dei virus mai visti prima. E’ vero, potremmo anche essere noi a trasmettere dei virus letali agli alieni. In questo senso, basti pensare al romanzo “La guerra dei mondi” di Wells, o alle diverse rappresentazioni cinematografiche, in ultimo quella interpretata tra gli altri dal celebre attore Tom Cruise.

Quindi, per evitare contaminazioni pericolose, si dovrebbe fare in modo che ogni incontro avvenga in ambienti sterilizzati, con barriere e protocolli medici avanzatissimi. Ma come coordinare tutto ciò in modo efficace?

Comunque, mettendo da parte tutti questi elementi di criticità, arriviamo al nodo più importante: La definizione delle intenzioni. In altre parole, un elemento importante sarebbe la comprensione delle intenzioni della civiltà aliena con cui verremmo a contatto. Cosa vogliono gli alieni? Sono esploratori? Ambasciatori? O semplicemente curiosi? Potrebbero offrirci conoscenza, tecnologia… oppure cercare di soggiogarci, dare inizio ad un’invasione, tentare di rubare le risorse vitali presenti sul nostro pianeta. In pratica, comprendere le loro intenzioni sarebbe una delle sfide più grandi.

Ora, alla luce di tutte queste ipotesi, viene da porsi una domanda importante: Siamo realmente pronti al primo contatto alieno? La civiltà umana, alla ricerca continua di conferme circa l’esistenza degli omini verdi, è veramente pronta ad incontrare un’altra civiltà extraterrestre?

La risposta, purtroppo, è no. Non ancora. E’ vero, le agenzie spaziali hanno protocolli interni, anche molto dettagliati. E, in effetti, alcuni scienziati studiano da anni le cosiddette “strategie per il primo contatto”. Ma a livello globale, ciò che manca è una regia comune e coordinata.

Eppure, qualcosa sta cambiando, perché sempre più studiosi, filosofi, linguisti, biologi stanno lavorando insieme per immaginare e pensare come dovrà svolgersi il momento del contatto. E forse è proprio questo il primo passo: vale a dire immaginare per prepararci. Perché il giorno in cui accadrà, e potrebbe davvero accadere, dovremo agire uniti, lucidi, e consapevoli della portata storica del momento e delle decisioni prese.

Sotto questo punto di vista, oltre al primo contatto con gli alieni, vi sarebbe un altro tipo di primo contatto: Il primo contatto con noi stessi prima che con loro, con la nostra consapevolezza che non siamo soli, con la nostra capacità di cooperare a livello globale, mettendo da parte le differenze per diventare, per una volta, una sola specie su un piccolo pianeta blu.

E allora forse, più che chiederci se e quando arriveranno… forse dovremmo chiederci se noi saremo all’altezza.

Grazie per aver ascoltato questa puntata di “UFO: Primo Contatto Alieno”. Io sono Roberto Travagliante e vi invito a iscrivervi al podcast per non perdere i prossimi episodi e a condividere le vostre storie e domande sui canali social o tramite e-mail.

Noi ci ritroviamo qui alla prossima puntata, per parlare di altri temi ed eventi che potrebbero cambiare la nostra percezione della realtà attorno a noi. Restate sintonizzati. Alla settimana prossima.

Roberto Travagliante