Ep. 36 - K2-18b: tracce di vita a 124 anni luce da noi?

Immaginate un mondo lontano. Non un pianeta della fantascienza, non un sogno di qualche scrittore visionario, ma un corpo reale che ruota attorno a una stella, nel cuore di una costellazione che possiamo osservare dalla Terra. Un pianeta avvolto da una densa atmosfera, sospeso nel vuoto interstellare. Un mondo fatto di oceani profondi sotto cieli carichi di gas esotici… e, forse, la prima conferma concreta e inconfutabile dell’esistenza della vita extraterrestre.
Oggi vi porterò con me oltre i confini del nostro sistema solare, verso un esopianeta affascinante che potrebbe, forse, contenere la prima vera conferma dell’esistenza della vita al di fuori del nostro pianeta Terra. Il suo nome è K2-18b e da qualche mese è al centro dell’attenzione mondiale per una scoperta scientifica che potrebbe cambiare la storia della nostra civiltà.
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Immaginate un mondo lontano. Non un pianeta della fantascienza, non un sogno di qualche scrittore visionario, ma un corpo reale che ruota attorno a una stella, nel cuore di una costellazione che possiamo osservare dalla Terra. Un pianeta avvolto da una densa atmosfera, sospeso nel vuoto interstellare. Un mondo fatto di oceani profondi sotto cieli carichi di gas esotici… e, forse, la prima conferma concreta e inconfutabile dell’esistenza della vita extraterrestre.
Ciao a tutti, audaci esploratori dell’ignoto, e benvenuti a questa nuova puntata di “UFO: primo contatto alieno”, il podcast dove parliamo dei misteri legati alle apparizioni degli UFO e dove diamo libero sfogo alle domande che ci portano oltre ciò che conosciamo e oltre il cielo che vediamo. Quelle domande sui fenomeni che non riusciamo ancora a spiegare, ma che neanche possiamo ignorare.
Io sono Roberto Travagliante, e oggi vi porterò con me oltre i confini del nostro sistema solare, verso un esopianeta affascinante che potrebbe, forse, contenere la prima vera conferma dell’esistenza della vita al di fuori del nostro pianeta Terra. Il suo nome è K2-18b e da qualche mese è al centro dell’attenzione mondiale per una scoperta scientifica che potrebbe cambiare la storia della nostra civiltà.
Prima di ogni cosa, che cos’è K2-18b? K2-18b è un pianeta scoperto nel 2015, grazie al telescopio spaziale Kepler, situato a circa 124 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Leone. È un esopianeta con una massa di circa 8,6 volte quella terrestre, che orbita attorno a una nana rossa fredda, molto più piccola e meno luminosa del nostro Sole, ma stabile, e in grado di sostenere una zona abitabile.
Ed è proprio lì, in quella zona abitabile, che si trova K2-18b, un pianeta che potrebbe ospitare acqua allo stato liquido, forse sotto la superficie, forse in un oceano globale coperto da una spessa atmosfera.
Ma il motivo per cui K2-18b è un pianeta, diciamo così, “importante”, non è il fatto che potrebbe ospitare acqua allo stato liquido, perché se così fosse non sarebbe altro che uno dei tanti esopianeti trovati fino ad oggi, con analoghe caratteristiche. Ciò che rende questo pianeta così importante è un’altra cosa. Vediamo cosa…
Sappiamo, lo abbiamo detto anche su questo podcast, in uno degli episodi precedenti dedicato agli esopianeti, che con il telescopio James Webb Space, l’uomo ha dato un nuovo slancio alla ricerca di pianeti cosiddetti “abitabili”. Infatti, questo telescopio, il più avanzato mai costruito dall’umanità, in aggiunta alle possibilità offerte dai telescopi precedentemente sviluppati come Kepler, ha anche la capacità di analizzare lo spettro delle atmosfere degli esopianeti, osservando la luce stellare che le attraversa.
E nell’ambito di questa costante attività, il telescopio Webb è arrivato a puntare i suoi strumenti spettroscopici verso K2-18b, osservando delle caratteristiche straordinarie e rilevando possibili tracce di metano, anidride carbonica, e con un livello di confidenza molto alto, anche di dimetilsolfuro, o DMS.
Perché questa scoperta è così importante? Beh, perché sulla Terra, questa molecola viene prodotta quasi esclusivamente da organismi viventi, in particolare dal fitoplancton degli oceani. Più precisamente, non conosciamo processi geologici o chimici non biologici che possano generarla in così grandi quantità. Per questo motivo, il DMS viene considerato da molti una possibile biofirma, ovvero una possibile conferma della presenza di esseri viventi.
Dall’analisi dei dati provenienti dal telescopio Webb, gli scienziati ipotizzano che K2-18b sia un Hycean world, vale a dire un tipo di pianeta con oceani vasti e profondi, presumibilmente globali senza terre emerse, e con un’atmosfera ricca di idrogeno. Un ambiente del genere, pur essendo estremo per noi, potrebbe essere ideale per altre forme di vita microbica.
E se esistono organismi in grado di vivere in profondità, al riparo dalla radiazione stellare, potrebbero lasciare tracce chimiche nei gas atmosferici, proprio come fa il fitoplancton sulla Terra.
Il professor Nikku Madhusudhan dell’Università di Cambridge, che guida il team di ricerca, ha dichiarato che “questa scoperta rappresenta un importante passo nella ricerca della vita”. Ma al tempo stesso, come sempre in ambito scientifico del resto, invita alla cautela, perché sono ancora necessari altri dati per confermare la presenza del DMS.
Infatti, gli scienziati sanno che la presenza di DMS non è una prova definitiva, perché è vero, il James Webb ha fornito dati preziosi, ma servono ulteriori conferme, e nuove osservazioni verranno fatte nei prossimi mesi, per capire se ci troviamo davvero di fronte a una firma biologica aliena, oppure no.
In ogni caso, è bene ricordare che le condizioni su K2-18b sono molto diverse da quelle terrestri e che la chimica potrebbe seguire percorsi diversi. Inoltre, anche se sulla Terra il DMS è prodotto solo da processi biologici, le fonti di DMS presenti su K2-18b potrebbero essere di natura non biologica, ovvero derivante da processi che noi ancora non conosciamo.
Quindi, questa scoperta su K2-18b può essere considerata più come un sussurro nel buio cosmico. Non è un grido, non è un segnale chiaro, ma è una possibilità. In altre parole, forse non è ancora il primo contatto, ma potrebbe essere il primo segno che non siamo soli.
Quindi, attendiamo con impazienza gli ulteriori risultati che il telescopio Webb sarà in grado di fornirci.
Grazie per aver ascoltato questa puntata di “UFO: Primo Contatto Alieno”. Io sono Roberto Travagliante e vi invito a iscrivervi al podcast per non perdere i prossimi episodi e a condividere le vostre storie e domande sui canali social o tramite e-mail. In descrizione, ove possibile, troverete il link al sito e ai social, per reperire il materiale collegato (immagini, video e quant’altro), in modo da poter analizzare voi stessi i fatti.
Restate sintonizzati, perché la prossima rivelazione sul pianeta K2-18b potrebbe cambiare per sempre il nostro modo di vedere il mondo.
Noi ci ritroviamo qui al prossimo episodio.