Ep.21 - Messaggi dallo spazio: Il SETI e la ricerca di segnali alieni
Pensate a un grande radiotelescopio puntato verso il cielo notturno. Miliardi di stelle scintillano nell'oscurità, ma gli scienziati non cercano la luce. Cercano un suono. Si, avete capito bene, stanno ascoltando alla ricerca di qualcosa di diverso, qualcosa che potrebbe cambiare per sempre il nostro posto nell'universo: un segnale, un messaggio, una traccia di vita intelligente proveniente da una galassia lontana. Vi sembra così strano? Per decenni, l’uomo ha lavorato costantemente per rispondere a una delle domande più profonde dell’umanità: siamo soli nell'universo? Ecco perché oggi parleremo del progetto SETI.
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Pensate a un grande radiotelescopio puntato verso il cielo notturno. Miliardi di stelle scintillano nell'oscurità, ma gli scienziati non cercano la luce. Cercano un suono. Si, avete capito bene, stanno ascoltando alla ricerca di qualcosa di diverso, qualcosa che potrebbe cambiare per sempre il nostro posto nell'universo: un segnale, un messaggio, una traccia di vita intelligente proveniente da una galassia lontana. Vi sembra così strano? Per decenni, l’uomo ha lavorato costantemente per rispondere a una delle domande più profonde dell’umanità: siamo soli nell'universo? Ecco perché oggi parleremo del progetto SETI.
Ciao a tutti, esploratori dell’ignoto, e benvenuti a questa nuova puntata di “UFO: primo contatto alieno”, il podcast dove parliamo dei misteri legati alle apparizioni degli UFO e dove diamo libero sfogo alle domande che ci portano oltre ciò che conosciamo, oltre il cielo che vediamo, oltre l’ignoto.
Io sono Roberto Travagliante, e come già anticipato, oggi parleremo di uno degli sforzi scientifici più affascinanti e audaci mai intrapresi: il progetto SETI, Search for Extraterrestrial Intelligence, ovvero la ricerca di intelligenze extraterrestri attraverso l’ascolto di segnali radio dallo spazio. In questa puntata, esploreremo come funziona il SETI, i successi, i fallimenti e, soprattutto, i misteri che circondano alcuni segnali anomali captati dai radiotelescopi. Sono semplici disturbi, oppure qualcuno o qualcosa sta già cercando di comunicare con noi?
La storia del SETI comincia negli anni '60, quando l’astronomo Frank Drake realizzò che le onde radio, viaggiando attraverso il vuoto cosmico, potevano essere il mezzo perfetto per cercare tracce di altre civiltà. La sua intuizione era semplice ma rivoluzionaria: se noi, sulla Terra, utilizziamo le onde radio per comunicare, è possibile che altre civiltà facciano lo stesso. Nel 1960, Drake puntò il radiotelescopio di Green Bank, in West Virginia, verso due stelle vicine, simili al nostro Sole, nella speranza di captare un segnale artificiale. Questo progetto pionieristico venne chiamato “Project Ozma”, dal nome della regina del mitico regno di Oz, e segnò l'inizio della moderna ricerca di vita extraterrestre.
Il SETI si basa su un concetto semplice: ascoltare. Utilizzando enormi radiotelescopi, come per esempio quello di Arecibo (prima del suo crollo nel 2020), gli scienziati monitorano le onde radio provenienti da regioni distanti dello spazio, cercando schemi o segnali che non possono essere spiegati da fenomeni naturali. L’idea è che una civiltà avanzata potrebbe inviare segnali nello spazio, volontariamente o involontariamente, e noi, dalla Terra, potremmo captare quei segnali.
E’ vero direte voi, è come cercare un ago in un pagliaio. E in effetti è così, non è detto che dall’altra parte vi sia qualcuno in grado di utilizzare un sistema di comunicazione basato su segnali radio. Così come non è detto che dall’altra parte vi sia una civiltà che ha già raggiunto un grado di maturità tale da poter effettuare comunicazioni lanciando segnali in grado di viaggiare nello spazio. Volendo, potremmo continuare all’infinito con i “ma”. Però al momento, questo è uno degli strumenti che possiamo utilizzare e quindi ci proviamo. E il progetto SETI consiste in questo, nel provare a trovare una qualche traccia di civiltà extraterrestre, scrutando l’esistenza di segnali radio che non siano spiegabili altrimenti.
Perché i segnali radio? Beh, il segnale radio è ideale per questo tipo di ricerca perché può viaggiare su distanze incredibilmente lunghe senza essere troppo distorto dalle interferenze cosmiche. Tuttavia, l’universo è vasto, e ascoltare un punto specifico del cielo alla ricerca di un segnale è appunto come cercare un ago in un pagliaio. Ma nonostante le difficoltà, nel corso del tempo ci sono stati diversi momenti in cui i ricercatori hanno captato qualcosa di misterioso, qualcosa che sembrava sfidare le spiegazioni convenzionali.
Il più famoso di questi segnali è senza dubbio quello che è passato sotto il nome di “Segnale Wow!”.
Era il 15 agosto 1977, quando l'astronomo Jerry Ehman stava monitorando i dati raccolti dal radiotelescopio Big Ear, presso l'Università dell'Ohio. All’improvviso, notò un segnale estremamente forte, durato 72 secondi, proveniente dalla costellazione del Sagittario. Questo segnale non sembrava avere origini naturali, era chiaro e ben definito, qualcosa di completamente anomalo. Nella sua sorpresa, Ehman scrisse a margine dei dati la parola "Wow!", dando così al segnale il suo famoso nome, in modo del tutto casuale e inaspettato.
Nonostante numerosi tentativi successivi, il segnale “Wow!” non è mai stato captato di nuovo. E ancora oggi rimane uno dei più grandi misteri nella storia del SETI. Si è trattato semplicemente di un’anomalia, o potrebbe essere stato un messaggio proveniente da una civiltà lontana? Il fatto che non sia mai stato ripetuto ha alimentato teorie di ogni tipo, dal contatto alieno alla casuale interferenza radio. Ma una cosa è certa: ancora oggi, nessuno è stato in grado di spiegare definitivamente cosa fosse quel segnale.
Il “Segnale Wow!” non è l’unico evento anomalo che ha suscitato clamore e speculazioni. Infatti, nel corso degli anni sono stati captati altri segnali misteriosi, sebbene meno noti, che hanno sfidato le spiegazioni tradizionali. Alcuni di questi segnali sono poi risultati essere disturbi terrestri, come satelliti, telefoni cellulari o persino i forni a microonde nelle vicinanze dei radiotelescopi. Ma ogni tanto, capita che un segnale sfugga alle normali spiegazioni.
Ad esempio, uno dei segnali più recenti che ha fatto molto discutere è stato captato nel 2020, nell’ambito del progetto “Breakthrough Listen”, una delle più ambiziose iniziative legate al SETI finanziata dal miliardario Yuri Milner e con il supporto di Stephen Hawking. Tramite il progetto Breakthrough Listen sono state monitorate le onde radio provenienti dalla stella Proxima Centauri, il sistema stellare più vicino a noi, ed è stato captato un segnale radio anomalo che sembrava provenire direttamente da quella direzione. La notizia ha fatto scalpore, ma gli scienziati stanno ancora analizzando i dati per capire se si tratti di un segnale artificiale o di un fenomeno naturale a noi ancora sconosciuto.
Ma perché è così difficile ottenere una conferma definitiva? Uno dei problemi principali è che l'universo è pieno di “rumore”. Le stelle, i pianeti, i buchi neri, le supernove, tutti emettono segnali radio. Di conseguenza, distinguere un segnale artificiale in mezzo a tutto questo rumore cosmico è estremamente complicato. Ad aggravare ancora di più le cose, vi è il fatto che non sappiamo esattamente cosa stiamo cercando. E anche ammesso che il mezzo trasmissivo sia quello corretto, una civiltà aliena potrebbe comunicare su una frequenza diversa da quella che stiamo monitorando, o potrebbe utilizzare modalità di comunicazione che non conosciamo ancora.
E allora, perché continuare a cercare? Perché il SETI è così importante? La risposta è semplice: perché quella importante domanda “siamo soli” è una delle più profonde che l'umanità si sia mai posta. La scoperta di vita intelligente al di fuori della Terra non solo cambierebbe il modo in cui vediamo l'universo, ma trasformerebbe anche la nostra percezione di noi stessi. Visto in quest’ottica, il SETI diventa un vero e proprio ponte tra scienza e speranza, un tentativo di rispondere a una domanda che l’umanità si pone da millenni. E anche se finora non abbiamo trovato prove definitive, il semplice fatto che stiamo cercando ci avvicina alla verità.
Ma il SETI non si ferma qui. Con i continui progressi nella tecnologia e nella nostra capacità di esplorare l’universo, le possibilità di trovare un segnale alieno aumentano ogni giorno. I nuovi telescopi come il “James Webb Space Telescope”, uniti all’analisi sempre più avanzata dei dati, ci permetteranno di vedere e ascoltare più lontano, e più in dettaglio che mai. Non sappiamo quando o se riceveremo un messaggio dai Little Green Men (gli omini verdi), ma la ricerca continua. Perché, in fondo, il silenzio dell’universo potrebbe essere solo apparente.
Io sono Roberto Travagliante e vi invito a iscrivervi al podcast “UFO: primo contatto alieno”, per non perdere i prossimi episodi e a condividere le vostre storie e domande sui nostri canali social o tramite e-mail. In descrizione, ove possibile, troverete il link al sito e ai social, per reperire il materiale collegato, in modo da poter analizzare voi stessi i fatti.
Nei prossimi episodi, continueremo ad esplorare i misteri del cosmo e delle comunicazioni aliene. Perché forse il messaggio che tanto aspettiamo è già stato inviato e stiamo solo imparando a coglierlo e a decifrarlo.
Perciò restate qui su “UFO: Primo Contatto Alieno”, noi ci ritroveremo al prossimo episodio.